I prodotti Fairtrade sono anche bio?
Se c’è il mSe c’è il marchio di certificazione del biologico, sì! Attualmente circa la metà dei prodotti Fairtrade venduti in Italia proviene da agricoltura biologica. Risultati importanti e significativi, un chiaro segnale che gli agricoltori riescono sempre più a valorizzare le loro pratiche produttive e le relazioni commerciali nel rispetto dell’uomo e dell’ambiente e che i consumatori italiani premiano questa coerenza etica ed ambientale.
Meglio comprare locale o Fairtrade?
Entrambi! Caffè, cacao, banane, ananas, tè, zucchero di canna, frutta secca, riso, spezie, cotone, non possono crescere nei nostri territori. Oramai anche la maggior parte delle rose viene coltivata in Africa o in America Latina. Visto che vengono da lontano non è meglio essere sicuri che siano stati lavorati senza causare sfruttamento e povertà nei Paesi in via di Sviluppo e siano stati acquistati secondo gli Standard Fairtrade?
Non pensate di applicare i criteri Fairtrade ai prodotti agricoli italiani?
Anche se la nostra mission principale è quella di lavorare a fianco delle aziende italiane per lo sviluppo di filiere di prodotti provenienti da Asia, Africa e America Latina, abbiamo a cuore le problematiche che caratterizzano alcune filiere, specie dell’agroalimentare, anche in Italia. A questo proposito, Fairtrade ha avviato una profonda riflessione che ci ha portato a condurre un’indagine relativa alle produzioni tipicamente italiane. L’idea all’origine del progetto era quella di verificare l’ipotesi di sviluppo di una certificazione etica che si ispiri a valori da sempre sostenuti da Fairtrade quali la tutela dei lavoratori, l’equità nei rapporti economici, la tutela ambientale e delle risorse naturali, la legalità e la correttezza dei comportamenti aziendali. Attualmente stiamo collaborando con una rete di produttori locali italiani, che sta lavorando ad un disciplinare connotato da criteri etici oltre che ambientali, in vista di ulteriori progetti in questo ambito.
È una buona idea comprare prodotti Fairtrade se pensiamo ai cambiamenti climatici?
La realtà non è così semplice: è sbagliato presupporre che i prodotti provenienti da Asia, Africa e America Latina abbiano automaticamente un impatto maggiore rispetto ai prodotti coltivati in Europa, perché moltissimo dipende dai metodi di produzione. Il viaggio che un prodotto affronta per arrivare al consumatore spesso non è significativo in termini di emissioni totali dal ciclo vitale. Sai che sono i paesi più sviluppati ad avere l’impronta ecologica più pesante? Alle giuste condizioni, le esportazioni agricole possono ridurre la povertà, fornire ai piccoli agricoltori opportunità di generare introiti, diversificare il loro sostentamento, creare lavoro per gli altri membri della comunità e ridurre la vulnerabilità data da shock esterni. Il sistema Fairtrade è stato creato con la specifica intenzione di sviluppare un commercio che permetta agli agricoltori di Asia, Africa e America Latina di competere con successo nel mercato, ed è quindi ingiusto e inappropriato penalizzarli nelle esportazioni verso i mercati internazionali.
Come vengono trasportati i prodotti Fairtrade in Italia?
La maggior parte dei prodotti Fairtrade – o meglio delle materie prime – viene trasportata via nave, mezzo che ha il minore impatto per tonnellata di qualsiasi altro mezzo di trasporto. Tra tutti i prodotti certificati Fairtrade solamente le rose che provengono dal Kenya viaggiano per via aerea.
Rose? Dal Kenya!?
I fiori sono un grande business mondiale. La maggior parte delle rose vendute anche nel nostro paese proviene dal Kenya, uno dei maggiori produttori di fiori al mondo, dove lavoratori e lavoratrici spesso subiscono condizioni pessime e non hanno nessuna tutela, neanche per la salute. Per coltivare le rose servono moltissimi trattamenti chimici, mentre i lavoratori usano i pesticidi senza protezioni e per 20 ore al giorno. Le piantagioni in cui lavorano le organizzazioni che operano nel circuito Fairtrade, invece, sono state scelte sia per le tecniche colturali utilizzate sia per il rispetto degli standard SA 8000. I fiori vengono coltivati impiegando la coltura idroponica, in substrati a circolo chiuso che consentono la razionalizzazione dell’acqua e dei fertilizzanti impiegati. I lavoratori hanno contratti migliori, un contributo per la casa e la possibilità di organizzarsi in sindacati.
Una serie di ricerche ha valutato il confronto tra l’impronta ambientale dei fiori prodotti in Olanda e quelli prodotti in Kenya e in Ecuador. Sebbene i fiori keniani o ecuadoriani vengano trasportati per via aerea, è stato calcolato che la loro impronta è inferiore ai loro equivalenti olandesi a causa dell’energia utilizzata in Olanda per alimentare le serre. In Kenya ed Ecuador, al contrario, il clima è di per sé favorevole alla produzione di fiori.
Ecco l’ultimo studio a disposizione sul Life Cicle Assesment di rose recise africane per il mercato europeo: https://www.fairtrade.net/library/life-cycle-assessment-cut-roses)
Inoltre alcune serre keninane Fairtrade sono anche state premiate da One Carbon World perchè “Carbon neutral” .