Scegliere capi che provengono dalla moda etica ha un impatto importante sull’ambiente e sulle persone che lavorano. Scopri come riconoscerli con Fairtrade.
Cosa si intende per moda etica?
Spesso sono usati come sinonimi, ma moda etica e moda sostenibile sono la stessa cosa? In realtà no se per sostenibile si intende un settore della moda attento all’impatto ambientale. Ma se guardiamo ai 3 pilastri della sostenibilità (economico, sociale e ambientale) che fondano il lavoro di Fairtrade, forse moda sostenibile ed etica possono essere due facce della stessa medaglia.
Sì perché non soltanto il settore della moda è uno dei più inquinanti a livello mondiale, responsabile del 10% delle emissioni a livello globale (e si stima una crescita nei prossimi anni) ma anche è tra i settori ad alto tasso di sfruttamento dei lavoratori che operano nei singoli e complessi anelli di questa catena. Soltanto per quanto riguarda il lavoro minorile, il Rapporto dell’Organizzazione internazionale del lavoro parla di più di 70 milioni di bambini impiegati in questo settore, con orari di lavoro disumani e un contatto costante con sostanze chimiche utilizzate nel processo di lavorazione, come la sabbiatura per sbiancare il denim o altre sostanze coloranti. Secondo la campagna Good Clothes Fair Pay, oltre l’80% di questo lavoro è svolto da donne: sfruttate con orari di lavoro che arrivano a 12 ore al giorno per 6 giorni la settimana, non riescono a guadagnare un salario sufficiente per sfamare le loro famiglie.
La storia della moda etica
Si può dire che la storia della moda etica inizi con le prime campagne di boicottaggio dei grandi marchi della moda che risalgono a circa 30 anni fa, quando nell’ambito di manifestazioni sportive internazionali, il mondo si è reso conto del lato oscuro dei grandi marchi di abbigliamento. Da qui sono nati i primi movimenti di protesta nei confronti delle condizioni dei lavoratori che cuciono i vestiti che indossiamo, in Bangladesh, Pakistan, in India e Marocco passando per Brasile, Messico e Turchia. Questo scandalo è culminato nella tragedia del Rana Plaza, enorme fabbrica di abbigliamento crollata 10 anni fa in Blangladesh, trascinando con sé 1133 lavoratrici e lavoratori che vivevano e lavoravano in condizioni di estremo pericolo per la loro sicurezza.
Da lì è partito il movimento della Fashion Revolution che ha raccolto l’impegno di cittadine e cittadini, tra cui operatori del settore, per chiedere una vera rivoluzione del settore.
Quali sono gli obiettivi della moda etica
Tra i principali obiettivi della moda etica ci sono:
- la sensibilizzazione delle cittadine e dei cittadini sui meccanismi su cui si costruisce il profitto dell’industria della moda e in particolare sui danni economici, sociali e ambientali che produce;
- la costruzione di filiere etiche, dove l’impatto sull’ambiente della produzione di abbigliamento sia più sostenibile;
- la presa di posizione contro la “fast fashion”, quell’abitudine che ci spinge ad acquistare capi di abbigliamento proposti a basso prezzo e che nascande le più gravi forme di sfruttamento;
- la mobilitazione dei cittadini che spinga le aziende a comportamenti più responsabili nei confronti delle loro filiere e gli Stati a legiferare per combattere questo fenomeno;
- la proposta di comportamenti di acquisto e di consumo più responsabili.
Perché è importante scegliere la moda etica?
Vivere sostenibile nei confronti dell’ambiente e delle persone è ormai un’aspirazione condivisa da sempre più persone che non vogliono alimentare con i loro consumi meccanismi di sfruttamento in ambito sociale e ambientale. Ecco in sintesi i motivi per i quali è importante orientare i propri acquisti verso la moda etica:
- Perché riduce l’impatto sull’ambiente, come ad esempio lo spreco di acqua. Pensate che per produrre una semplice t-shirt è necessario un campo da calcio di bottigliette di acqua! La produzione del tessile dell’abbigliamento consuma il 4% delle acque dolci del pianeta. Ad esempio, il cotone Fairtrade è coltivato utilizzando esclusivamente acqua piovana.
- Perché riduce l’inquinamento dell’ambiente: nell’abbigliamento etico le sostanze utilizzate per la colorazione dei filati e degli abiti sono di origine naturale.
- Perché rispetta le persone: i raccoglitori di cotone Fairtrade, ad esempio, ricevono un Premio Fairtrade che investono in progetti di miglioramento della vita delle persone. E lo Standard Fairtrade copre tutti i passaggi della filiera del tessile: le aziende devono rispettare i contratti e tutte le norme in materia di sicurezza sul luogo di lavoro.
Come riconoscere gli abiti che vengono da una filiera etica e sostenibile?
Prima di acquistare
Controlla il tuo guardaroba e chiediti se davvero hai bisogno di un capo di abbigliamento nuovo.
Abbiamo visto qual è l’impatto ambientale della produzione. E’ preferibile aggiustare e rinnovare gli abiti o le scarpe che già abbiamo per prolungare la loro vita ed evitare di incentivare la fast fashion.
Osserva l’etichetta e il luogo di produzione
Se il tuo abito costa poco ed è cucito in Bangladesh, Cina, Pakistan è probabile che questo prezzo troppo basso sia qualcuno a pagarlo, proprio chi ha cucito il tuo vestito. Sono da preferire capi di abbigliamento di fattura artigianale e prodotti localmente: sono più costosi ma saremo sicuri che dureranno di più.
Controlla gli “ingredienti” che compongono i tuoi vestiti
Spesso a causa della loro composizione mista (ad esempio cotone e poliestere) non possono essere riciclati. E’ meglio dunque scegliere capi in fibre naturali…
Occhio alle certificazioni
Ci sono diversi marchi che garantiscono la sostenibilità ambientale della materia prima all’origine. Ma solo il cotone Fairtrade e il textile Standard Fairtrade, insieme a pochi altri marchi, garantisce il rispetto delle persone che lavorano nella lunga filiera del tessile.
Sostieni le petizioni
Good Clothes Fair Pay è una campagna di raccolta firme per chiedere all’Unione Europea di obbligare l’industria della moda a garantire salari più dignitosi ai suoi lavoratori. Se la firmi entro il mese di luglio, obbligherai l’EU a imporre il rispetto dei diritti umani lungo la filiera del tessile.
In conclusione, il percorso della moda etica non è semplice, come quello che porta al confezionamento dei nostri vestiti attraverso un filo che si dipana dai campi di cotone, fino alle fabbriche dei filati e dei vestiti, fino al loro confezionamento. Passa attraverso le nostre scelte di acquisto, i nostri gusti ma anche dalla capacità che abbiamo di ridurre i nostri consumi, di non seguire i richiami della fast fashion e di pensare prima di acquistare. Scegliendo il tessile certificato da Fairtrade possiamo contribuire a una moda più etica e sostenibile.