L’UE rende obbligatoria la due diligence. Ora è il momento di agire e renderla efficace.

Il Fair Trade Advocacy Office, Fairtrade International, Rainforest Alliance e Solidaridad hanno espresso una posizione comune sul nuovo accordo raggiunto.

Lo scorso 14 dicembre a Bruxelles è stato raggiunto l’accordo politico sulla Direttiva sulla Due Diligence per la Sostenibilità Aziendale (CSDDD). Questa direttiva innovativa richiederà alle aziende che operano nell’UE di effettuare una due diligence obbligatoria sui diritti umani e sull’ambiente lungo le loro filiere.


Pochi anni fa, la prospettiva di una legislazione obbligatoria sulla due diligence era solo un sogno per la maggior parte dei sostenitori dei diritti umani, delle organizzazioni della società civile, degli accademici e delle aziende più lungimiranti. Ora, a 12 anni dall’approvazione delle linee guida volontarie per le imprese responsabili, i Principi guida delle Nazioni Unite su Business and Human Rights (UNGPs)¸ il momento storico è arrivato.


“Finalmente è stato introdotto un obbligo legale per le aziende di effettuare la Due Diligence sui Diritti Umani e sull’Ambiente nelle loro catene del valore. Se attuata nel modo giusto, nonostante gravi carenze, questa direttiva ha il potenziale per rappresentare un passo fondamentale verso una maggiore equità nelle catene di approvvigionamento globali”, ha dichiarato May Hylander, Policy and Project Officer presso il Fair Trade Advocacy Office.

Adrián Morales della coop. di produttori di caffè COOPELIBERTAD (Costa Rica). © CLAC, Eyder Montaño

Se l’accordo politico raggiunto rappresenta un passo significativo verso la responsabilità delle aziende, molti fronti restano scoperti. In primis la Direttiva esclude una parte importante del settore finanziario, inoltre si applica solo a aziende molto grandi e, pur includendo la responsabilità civile, non inverte l’onere della prova, ovvero di fatto obbliga le vittime a provare, oltre il danno subito, anche la mancata applicazione della due diligence da parte delle aziende. Questo renderà molto difficile l’accesso alla giustizia per le vittime degli abusi delle aziende.


La proposta originale della Commissione europea e l’Approccio Generale del Consiglio dell’UE hanno riconosciuto che le responsabilità e i costi connessi possano essere scaricati lungo la filiera. Ciò potrebbe comportare effetti controproducenti della Direttiva, rendendo i fornitori ancora più vulnerabili, perché si troverebbero a sostenere dei costi avendo meno potere negoziale e meno potere decisionale degli altri anelli della filiera. D’altra parte, rafforzando alcuni elementi importanti come la richiesta di un coinvolgimento più significativo degli stakeholder, il disimpegno responsabile (ovvero il fatto che le aziende debbano dimostrare le ragioni per le quali abbandonano una determinata filiera) e l’obbligo di tenere in considerazione le pratiche di acquisto (1), l’accordo finale ha compiuto alcuni passi nella giusta direzione per affrontare questo problema. Molto importante inoltre il fatto che, sia il diritto a un reddito e a un salario dignitoso dovranno essere riconosciuti dalla legge.

Dominique, coltivatrice di cacao in Costa d’Avorio © Mohamed Aly Diabatae

“Il nuovo testo rappresenta un considerevole spostamento verso una due diligence efficace e trasformativa. Prende una posizione più forte sulla necessità di coinvolgere in modo significativo gli stakeholder nel processo e obbliga le imprese a interrompere le relazioni commerciali in modo responsabile, e solo come ultima risorsa. Ciò obbligherà le aziende a lavorare su possibili soluzioni con i fornitori, anziché usare un approccio che taglia le forniture senza risolvere i problemi che si riscontrano”, ha dichiarato Catarina Vieira, Consulente per le Politiche dell’UE presso Solidaridad.

Tuttavia siamo solo l’inizio del percorso. Ogni stato membro dell’UE dovrà recepire la direttiva, e questo rappresenterà un’enorme opportunità per eliminare le falle e garantire l’allineamento con gli UNGPs.


I passi necessari per l’implementazione

Le linee guida saranno essenziali per un’attuazione efficace. La direttiva obbliga la Commissione a redigere linee guida su vari aspetti della due diligence. A nostro avviso, devono essere sviluppate in modo consultivo e basate sulle linee guida della due diligence dell’OCSE, comprese le linee guida specifiche per settore. Le Linee guida dovranno fornire chiarezza su un significativo coinvolgimento degli stakeholder, il disimpegno responsabile, le pratiche di acquisto e le strategie efficaci per raggiungere redditi e salari dignitosi. In questi documenti guida, la Commissione dovrà sottolineare che i contratti sono solo uno degli strumenti di due diligence delle aziende. I requisiti non dovrebbero essere solo redatti dall’alto verso il basso, ma anche in collaborazione e dialogo tra buyer e fornitori, con responsabilità condivisa per il rispetto dei diritti umani e dell’ambiente.


Anche le misure accompagnatorie saranno cruciali. L’UE e i suoi stati membri devono dare priorità al fatto di fornire supporto finanziario e tecnico ai titolari di diritti e ai loro rappresentanti, agli attori economici vulnerabili nelle filiere globali (compresi i piccoli produttori e gli artigiani) e ai paesi partner dell’UE. Le Delegazioni dell’UE nei paesi partner svolgono un ruolo cruciale a tal proposito, come punti focali e fornitori di supporto.

Coltivatori di cotone presso Pratibha (India)

“Le misure accompagnatorie sono essenziali affinché la direttiva sia attuata nel modo migliore: affinché tutti gli attori abbiano informazioni sufficienti, affinché i portatori di diritti siano abilitati a utilizzarla per affrontare una cattiva condotta aziendale e per sostenere i fornitori più piccoli nei paesi partner nell’implementare le modifiche necessarie”, ha dichiarato Meri Hyrske-Fischer, Consulente per i Diritti Umani presso Fairtrade International.


Infine, ma non meno importante le aziende dovranno applicare la Direttiva in modo ambizioso, Istituendo processi di due diligence in dialogo aperto con i fornitori e le altre parti interessate, facendo degli sforzi autentici per colmare i divari attraverso salari e redditi dignitosi, e valutando criticamente i loro modelli aziendali e le loro pratiche di acquisto. In breve, dovranno iniziare ad assumere una co-responsabilità nella gestione del rischio da parte dei loro fornitori e non esternalizzarne i costi.

“Questo accordo politico è una pietra miliare per rendere la due diligence la norma nelle catene del valore globali, potenzialmente a beneficio di milioni di portatori di diritti in tutto il mondo. Tuttavia, per raggiungere questo obiettivo, è necessaria una completa mobilitazione da parte della Commissione, degli stati membri e delle aziende, poiché prevediamo un lungo processo di recepimento e attuazione”, ha dichiarato Fanny Gauttier, Responsabile delle Pubbliche Relazioni dell’UE in Rainforest Alliance.

Lo scorso 14 dicembre  si è segnato un passo significativo verso la responsabilità aziendale e la condotta responsabile delle aziende. Ora chiediamo all’UE, agli stati membri e alle aziende di utilizzare questo momento per guidare le trasformazioni necessarie per proteggere i diritti umani e l’ambiente in tutto il mondo.

 

 

(1) Le Pratiche Commerciali o Pratiche di Acquisto sono tutte le pratiche implicite nelle relazioni commerciali tra fornitore e appaltatore, che non sono definite o regolate nei contratti, ma che finiscono per essere determinanti nella relazione commerciale stessa. Ad esempio, se una volta ricevuta la merce, il buyer disdice l’ordine perché la merce risulta non conforme agli standard di qualità concordati, indipendentemente da chi ne ha la responsabilità, questa pratica finisce di fatto a scaricarne l’onere sul fornitore che non ha mai potere negoziale con il proprio cliente per chiederne il risarcimento. Le Pratiche Commerciali Sleali sono regolate dalla Direttiva (UE) 633/2019. Il testo dell’accordo sulla CSDDD riconosce nella pratica che le Pratiche commerciali sleali sono una concausa delle violazioni dei diritti umani e ambientali.

Fairtrade: Le ultime news