Consumo critico: cosa si intende, come è nato e come è cambiato

Scopri con Fairtrade il significato di Consumo Critico, la sua origine e come adottare un approccio critico al consumo nella nostra vita quotidiana. 

Consumo critico: una parola che spesso viene utilizzata come sinonimo del concetto di consumo consapevole ma che ha radici molto più lontane. Per certi versi, si potrebbe dire che il consumo consapevole sia un’evoluzione del consumo critico che prende le mosse negli anni 60 del novecento.

Cosa si intende per consumo critico? 

Il consumo critico è un movimento di persone che sceglie di interrogarsi sui beni che acquista, informandosi e valutando i prodotti secondo criteri di impatto sociale, ambientale ed economico
Valuta in questa chiave anche il comportamento delle aziende che producono questi beni e ne indaga la storia, le origini, i marchi prima di decidere di sceglierne i prodotti. 
Le persone che applicano il concetto di consumo critico vogliono privilegiare aziende che hanno un comportamento responsabile, che non abbiano causato sfruttamento delle persone e dell’ambiente, che si adoperino per politiche di approvvigionamento sostenibili e che applicano i criteri dell’economia circolare. “Boicottano” invece le aziende e i loro prodotti che abbiano causato impatti negativi. 
In questo modo il consumo critico vuole influenzare direttamente il comportamento delle aziende attraverso vere e proprie campagne di comunicazione che influenzano l’opinione pubblica e la reputazione dei brand per spingerli a cambiare radicalmente o a migliorare il loro comportamento, verso pratiche più virtuose

L’origine del concetto di consumo critico

E’ stata l’americana Alice Tepper Marlin a fondare il CEP (Council of economics priorities) a New York. Il CEP ha cominciato a svolgere un lavoro di indagine nei confronti delle aziende segnalate da alcuni investitori che stavano acquistando titoli di borsa che sospettavano derivassero dalla vendita di armi e defolianti per la guerra in Vietnam. Nel 1983 il CEP ha pubblicato la prima guida al consumo critico, “Shopping for a better world”, seguita dopo tre anni dall’associazione britannica New Consumer che ne ha pubblicata una con lo stesso titolo. 
In Italia negli anni ‘90 il movimento per il consumo critico ha avuto come fulcro il Centro Nuovo modello di sviluppo di Vecchiano (Pisa), una comunità di famiglie e un centro studi che ha raccolto attorno a sé diversi movimenti della società civile che volevano promuovere uno stile di vita più sobrio, convinti che le scelte di consumo e di boicottaggio potessero influire sui comportamenti delle aziende. 
La “Guida al consumo critico”, frutto del lavoro del Centro, raccoglieva con schede dettagliate migliaia di prodotti e informazioni sulle principali aziende presenti sul mercato ed è stata la bibbia di chi si interrogava in modo responsabile sulle conseguenze dei propri acquisti.  
Anche il movimento del Fair Trade ha dato una spinta rilevante a questa tendenza sia con contributi culturali (l’attenzione a quei luoghi, lontani e perciò nascosti, dove si producono alcune delle materie prime più scambiate al mondo, oggetto di sfruttamento) sia offrendo un’alternativa di acquisto etico a chi voleva essere sicuro di comprare beni che non andassero a danneggiare le persone e l’ambiente. Questo lavoro e il movimento diffuso che ha creato, hanno influenzato l’opinione pubblica più in generale, creando una sensibilità che ormai è diventata diffusa. 

L’evoluzione in consumo consapevole-responsabile

In trent’anni, il tema del consumo critico si è evoluto, spostando il proprio focus dalla critica alla proposta: non basta boicottare le aziende per il loro comportamento, occorre adottare stili di vita coerenti con i propri valori e sostenere le scelte virtuose attraverso i propri acquisti. Un concetto di responsabilità sociale e ambientale adottato dai singoli ma anche dalle pubbliche amministrazioni che sta abbracciando tutti i settori: dal cibo, alla moda, alle materie prime che servono a costruire gli oggetti di uso quotidiano. 
Il tema è sempre più sentito perché aggravato dal cambiamento climatico, un problema causato anche da uno stile di vita insostenibile per la sopravvivenza del nostro stesso pianeta. E il numero di cittadini e cittadine che acquistano in modo responsabile e chiedono prodotti etici alle aziende è diventato massa critica: sono circa il 62% coloro che dichiarano di adottare scelte di consumo responsabile, una percentuale raddoppiata rispetto a soltanto vent’anni fa. 
Le pubbliche amministrazioni hanno inserito tra i criteri vincolanti per i loro bandi sia i prodotti rispettosi dell’ambiente sia delle persone, come quelli del Fair Trade, grazie ai nuovi Criteri ambientali minimi approvati nel 2023 dal Ministero dell’Ambiente e dello Sviluppo economico. 

Cosa significa adottare un approccio critico al consumo?

Abbiamo già parlato dei comportamenti sostenibili e di come ci aiutino a vivere in modo consapevole. Adottare un approccio critico al consumo significa farsi alcune domande:
1. prima di acquistare un prodotto, conosco l’azienda che l’ha immesso sul mercato?
2. Conosco la filiera che ha generato le materie prime? se si tratta di prodotti alimentari, ad esempio, sono sicuro che non abbiano prodotto sfruttamento dell’ambiente e delle persone?
3. Conosco aziende che operano in modo virtuoso e cercano di ridurre il loro impatto? Acquisto da queste aziende?
4. Acquisto preferibilmente da aziende che lavorano sul mio territorio? 
5. Per i prodotti che vengono da lontano, scelgo i prodotti del commercio equo e certificati Fairtrade?
6. Cerco di ridurre i miei sprechi e di comprare meno e soltanto quello che mi serve veramente?
7. Quando viaggio, cerco di adottare mezzi di trasporto che riducono le emissioni? E scelgo la bicicletta per i piccoli spostamenti?

Abbiamo parlato della storia del consumo critico e di come il movimento del Fair Trade abbia contribuito a fondare questa corrente d’opinione che ha contagiato tutti i settori della nostra società in tanti Paesi del mondo. Allora, prima di comprare, chiediti da dove vengono i prodotti che acquisti, non solo in ambito alimentare ma anche per i tuoi vestiti o per i tuoi gioielli che sottolineano i tuoi momenti più belli. E cerca le alternative, acquistando i prodotti certificati Fairtrade

 

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