E la Scuola di leadership Fairtrade li coltiva tra le produttrici e i produttori in Africa. Oggi ancora di più grazie alle nuove diplomate e diplomati.
La Scuola di leadership femminile (WSOL) è un programma di formazione, mentoring e coaching attraverso cui Fairtrade promuove lo sviluppo delle coltivatrici e dei coltivatori di cacao in Africa occidentale. Grazie ai training le donne vengono messe in grado di decidere del loro futuro e sviluppano una maggiore capacità di prendere decisioni e agire su sé stesse; imparano a prendere il controllo delle situazioni e a gestire le risorse, e più in generale ad applicare le disposizioni che riguardano i diritti umani sulle questioni di genere nel loro ambiente.
Il progetto è stato sviluppato da Fairtrade Africa, ed è dedicato a donne e uomini di varie organizzazioni di produttori certificati nelle comunità del cacao in Costa d’Avorio. Dal 2017 offre corsi sul genere, la leadership, la diversificazione del reddito, il project management, la negoziazione strategica, la gestione finanziaria e l’imprenditorialità.
Stamattina, 10 dicembre, si è svolta la cerimonia dei diplomi, durante la quale sono stati presentati i primi risultati della fase iniziale di attuazione della Scuola, nell’ambito del programma Equity 2. Le donne e gli uomini che vi hanno partecipato hanno ricevuto la consegna di un diploma che segna la conclusione del percorso di formazione. Durante questo evento, ogni gruppo di beneficiari di ciascuna delle sette organizzazioni di produttori coinvolte ha presentato un progetto per generare reddito per le donne della propria comunità.
Ieri invece, si è svolto un workshop in cui sono state fatte delle valutazioni sull’efficacia del programma negli ultimi nove mesi. Vi hanno partecipato la ministra ivoriana del Genere e dei Bambini, Nasseneba Toure, la Global CEO di Fairtrade, la Dott.ssa Nyagoy Nyong’o, Fairtrade Africa, Maxhavelaar France, l’Agence Française de Développement (AFD) e il Fond Français pour l’environnement mondial (FFME), nonché organizzazioni partner.
Si apre la seconda fase di Equity 2
Tra il 2021 e il 2025, saranno formati complessivamente 144 donne e uomini di 14 cooperative di cacao sempre in Costa d’Avorio. Alla fine del corso saranno dei veri e propri portatori e portatrici di conoscenze e buone pratiche nelle comunità, e a loro volta poi formeranno diverse migliaia di donne.
Nel 2020-2021 invece, la scuola si è rivolta a 43 donne e 17 uomini all’interno di 7 organizzazioni di produttori certificate Fairtrade, distribuite nelle zone sud-ovest e sud-est della Costa d’Avorio.
Secondo una ricerca della Banca Africana di Sviluppo (Economic Empowerment of African Women through Fair participation in Agricultural Value Chains, African Development Bank. 2015), le donne costituiscono quasi la metà della forza lavoro del cacao in Africa occidentale e sono coinvolte in quasi tutte le fasi della produzione. In Costa d’Avorio, le donne rappresentano il 68% della forza lavoro attiva nella coltivazione (come proprietarie o lavoratrici). Sono quindi essenziali per la sostenibilità dell’intera industria del cacao. E sebbene questa sia percepita come una “attività” maschile, in tutti i paesi produttori le donne svolgono un ruolo essenziale come coltivatrici nei campi; nelle case, dove nutrono e sostengono i membri della famiglia; e nelle comunità, dove riforniscono i mercati locali. Nonostante il loro ruolo essenziale, le loro esigenze come lavoratrici spesso non sono soddisfatte. Infatti, meno del 5% dei servizi di formazione agricola raggiunge le donne, solo il 15% del personale che fa formazione è donna. Le donne ricevono solo il 10% dei prestiti ai piccoli proprietari, e hanno il 30-40% in meno di probabilità degli uomini di avere accesso ai prodotti essenziali per l’agricoltura.
Inoltre, nelle piccole realtà, le donne e le ragazze lavorano spesso all’interno delle aziende familiari ma non sono pagate, e di conseguenza hanno poco controllo sul reddito derivante dalla vendita del cacao. Rappresentano una gran parte dei lavoratori familiari, spesso “invisibili” e “nascosti”, e sono quindi escluse dai dati sulla forza lavoro e/o dai servizi. Inoltre, poiché spesso non hanno titoli di proprietà, non possono unirsi alle organizzazioni di produttori e accedere ai servizi forniti. Quando le donne entrano a far parte di organizzazioni di produttori o di organizzazioni che si basano sulla manodopera assunta, raramente occupano posizioni di leadership e i loro bisogni non vengono ascoltati.