Silvia Campos, esperta Fairtrade del settore, spiega cosa sta accadendo a una delle produzioni più amate di sempre.
Lo scorso 12 gennaio i Ministri dell’Agricoltura di sette paesi dell’America Latina hanno espresso la loro preoccupazione per la situazione economica in cui da diversi mesi, complice COVID-19, si trovano i coltivatori di banane. In un comunicato congiunto esortano tutte le imprese della filiera ad impegnarsi maggiormente nei confronti dei loro fornitori, anche con sistemi che riconoscano loro un prezzo più corretto, come Fairtrade.
Silvia Campos Malpartida, Senior Advisor e Global Product Manager per le banane a Fairtrade International, spiega in un’intervista la stretta creditizia che sta colpendo i produttori in diverse parti del mondo.
Cosa sta succedendo e perché i produttori sono preoccupati?
I produttori stanno affrontando un aumento dei prezzi rapido e improvviso, innescato dalla crisi delle filiere e dall’aumento del costo dei fertilizzanti. Questi aumenti si riflettono in modo significativo sui costi diretti di produzione e sui servizi, e sia i produttori dell’America Latina che quelli dell’Africa hanno confermato maggiorazioni nelle spese di imballaggio, fertilizzanti, pallet, plastica, trasporti nazionali e tasse.
Anche retailer e importatori hanno visto i propri costi salire, ma in parte minore, facendo le proporzioni. I prezzi globali della frutta nei negozi sono già bassi perché molte catene di supermercati sono in competizione sui “primi prezzi”: usano le banane come prodotto civetta per attirare i consumatori nei punti vendita, anche rimettendoci, e a loro volta negoziano al ribasso con i fornitori. Tuttavia prezzi così bassi non sono in alcun modo in grado di coprire i costi di miglioramenti nella produzione e di esportazione. Ciò significa che tutto il carico finisce sulle spalle dei produttori che si trovano in una stretta creditizia. Questo, francamente, non è accettabile per le migliaia di agricoltori e dipendenti delle piantagioni, le cui condizioni di vita ora sono a rischio.
Quali sono le implicazioni sia per l’impegno nell’ambito della sostenibilità da parte dei produttori di banane e che per le condizioni di vita?
La pressione sui prezzi sta spremendo produttori, contadini, lavoratori, esportatori e minaccia la sostenibilità economica della produzione di banane nel complesso. L’industria delle banane è fonte di lavoro e reddito per più di 800.000 famiglie solo in America Latina e nell’area dei Caraibi. Se i produttori di banane non hanno più guadagno, l’impatto finanziario sulle loro imprese e sulle loro condizioni di vita sarà devastante. Anzitutto non ci sarà spazio per investimenti nelle aziende agricole per promuovere la sostenibilità e aumentare la produttività con un uso efficiente dell’acqua. Per le famiglie questo comporterà un elevato rischio di perdere il lavoro in regioni dove non ci sono molte altre alternative di reddito. Se pensiamo che l’industria della banana globalmente vale 7 miliardi di dollari, questo è semplicemente ingiusto. Ed è una preoccupazione per noi di Fairtrade, ma dovrebbe esserlo anche per gli altri.
Cosa chiede Fairtrade alle aziende?
Chiediamo che gli impegni di sostenibilità di aziende e retailer coincidano con dei cambiamenti reali nel modo in cui le banane sono vendute e commercializzate. Se le aziende, dai trader ai supermercati, non sono disposte a pagare un prezzo più corretto, che tenga conto di tutti i costi, economici, sociali e ambientali, le dichiarazioni di sostenibilità non sono credibili. I contadini e i lavoratori non possono sostenere da soli il peso di un aumento dei costi così sproporzionato – non è né sostenibile, né corretto.
Cosa fa Fairtrade per supportare i produttori di banane?
Per prima cosa fissa un prezzo minimo che i produttori devono pagare per cassa (circa 18 kg di banane) più 1$, sempre per cassa, in Premio Fairtrade, che le organizzazioni possono utilizzare in progetti a loro scelta per le comunità. I prezzi Fairtrade e gli altri termini contrattuali danno stabilità ai lavoratori durante l’anno, che sono più pronti ad affrontare cambiamenti metereologici o di mercato.
Inoltre stiamo lavorando con i produttori e altri partner commerciali per fare dei progressi verso dei redditi e dei salari più dignitosi. Per i lavoratori nelle piantagioni di banane, abbiamo fissato come requisito il pagamento di almeno il 70 per cento del valore di riferimento del salario dignitoso specifico per ciascun paese, anche se il salario minimo nazionale è più basso. Ad oggi, fino al 30 per cento del Premio può essere utilizzato per migliorare i salari. Inoltre, parlando di qualità e valore, il “Sustainable Banana Programme” aiuta i produttori sotto altri aspetti come la produttività, la salute del suolo, la resilienza climatica ed altro.
Fairtrade svolge anche un lavoro di advocacy per una maggiore equità e giustizia sociale nel settore della banana. Alziamo la voce e facciamo delle campagne insieme a contadini e lavoratori per un ricompenso equo per il loro lavoro.
Cosa possono fare i consumatori?
Continuare a comprare banane! Ma anche chiedere condizioni commerciali più eque ai supermercati, per le banane e tutti gli altri prodotti che trattano, locali o di importazione.
Le banane occupano un posto speciale nel sistema Fairtrade: le prime arrivarono sul mercato 25 anni fa, e noi oggi lavoriamo per assicurare tanti altri anni di equità nella filiera.