Dal 30 novembre al 12 dicembre, Dubai ha ospitato La convention delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico, conosciuta come COP28.
Di Sophie Aujean, Direttrice Advocacy globale di Fairtrade.
Sono tornata a casa e ho riflettuto sulla mia esperienza, ho condiviso il mio punto di vista con molti altri delegati Fairtrade. Complessivamente, COP28 è stata ben organizzata in modo ricco e comodo. Ma non c’erano le voci più genuine dei testimoni che sono stati colpiti dal cambiamento climatico. In breve, si aveva l’impressione che ci fosse stata una sedia vuota.
A COP, non vogliamo stare nella nostra comfort zone, vogliamo ascoltare idee dirompenti: che gli attivisti e le attiviste per il clima, i popoli indigeni e i contadini possano esprimere il bisogno di cambiamento e fare discorsi accorati che spingano all’azione le persone. Sembra che i modelli economici basati sul petrolio e i combustibili fossili continuino ad essere per i politici più importanti delle persone che stanno soffrendo a causa della catastrofe climatica. Tuttavia ci sono stati dei segnali di unità e di speranza. Ecco 5 spunti di riflessione sulla nostra esperienza a COP28.
1. I sistemi alimentari e l’agricoltura hanno avuto più spazio.
Siamo stati molto contenti di vedere come un tema cruciale abbia ottenuto una maggiore attenzione. COP28 è iniziata con una Dichiarazione sull’agricoltura sostenibile firmata da più di 130 paesi e per la prima volta nella storia, un giorno intero è stato dedicato a cibo e agricoltura. Abbiamo organizzato insieme 2 eventi che hanno affrontato il ruolo dei giovani nell’agricoltura su piccola scala e un approccio centrato sui contadini per la creazione di un mercato e di regole sul carbonio e la natura. Abbiamo partecipato ai dialoghi sui sistemi alimentari di Climate Action nel loro Summit sui sistemi agroalimentari, discutendo la transizione verso l’agroecologia con il nostro partner International Trade center. E ci piacerebbe che l’agricoltura diventasse ancora più centrale nei negoziati e che includesse le voci dei contadini e delle contadine.
Zitouni Ould-Data, vicedirettore della divisione Clima e Ambiente della FAO, l’ha detto in maniera molto chiara: “è cruciale che sempre più agricoltori vengano a incontri come COP e condividano la loro realtà perché abbiamo bisogno di collegarci alla loro realtà, non possiamo parlare in astratto dei sistemi alimentari”.
Tuttavia è stata una vera delusione che i contadini e le contadine non siano stati menzionati esplicitamente nella decisione sulla Situazione globale mentre molti altri gruppi come giovani, indigeni e donne sono stati nominati.
2. La consapevolezza del clima e le risorse finanziarie per l’adattamento sono alte ma gli strumenti finanziari sono troppo bassi.
L’abbiamo già detto prima: i contadini e le contadine hanno un ruolo cruciale da giocare e la loro conoscenza sull’adattamento climatico è indispensabile. Ma non dovrebbe ricadere sulle loro spalle il peso per finanziare la transizione verso una produzione sostenibile – specialmente quando fanno ancora fatica a guadagnare un reddito dignitoso.
È necessario un percorso chiaro sulla finanza per il clima basata sugli impegni di COP26. Ulteriori dettagli sulle aspettative e gli obiettivi di finanziamento saranno fondamentali per la COP29.
3. Le voci dei contadini e delle contadine sono potenti. E dovrebbero essere ascoltate.
Siamo orgogliosi dell’energia e dell’impegno della nostra delegazione, specialmente dei produttori. Abbiamo partecipato a sette sessioni di discussione sui finanziamenti per il clima, contribuendo a far emergere le esigenze degli agricoltori in merito a maggiori meccanismi finanziari. L’azione per il clima deve essere ripensata. L’apice è stato sabato 9 dicembre quando Ana Laura Sayago, rappresentante della CLAC e produttrice di miele in Argentina, ha parlato di fronte alla principale plenaria in rappresentanza della Costituente dei contadini e degli agricoltori del mondo. Ana Laura ha condiviso il suo messaggio con Maness Nkhata, direttore generale di LAPE IN Malawi e rappresentante di WFTO: insieme hanno condiviso messaggi di sorellanza e di urgenza.
4. Transizione dai combustibili fossili – Grandi speranze che falliscono.
È un accordo storico: per la prima volta in 28 anni di negoziati internazionali sul clima, i Paesi della COP28 hanno adottato un accordo per la “transizione” dai combustibili fossili. L’accordo finale – il Consenso degli Emirati Arabi Uniti – chiede una transizione “giusta, ordinata ed equa” dai combustibili fossili ai sistemi energetici.
Tuttavia, ci rammarichiamo profondamente per l’assenza di un chiaro impegno a “eliminare gradualmente” i combustibili fossili. La richiesta di una “eliminazione graduale” è stata omessa dall’accordo, a causa delle potenti pressioni dei Paesi produttori di petrolio. Questo nonostante il fatto che il 72% dei Paesi presenti alla COP28 fosse a favore di un “phase-out”.
Insieme alla mancanza di impegni finanziari necessari per sostenere i Paesi a basso reddito nella transizione dai combustibili fossili e nell’attuazione di misure di resilienza climatica, l’accordo non riesce ad affrontare l’urgenza della crisi climatica.
Come sottolineato da Antonio Guterres, Segretario generale delle Nazioni Unite: “A coloro che si sono opposti a un chiaro riferimento all’eliminazione graduale dei combustibili fossili durante la COP28: che vi piaccia o no, l’eliminazione graduale dei combustibili fossili è inevitabile. Speriamo che non arrivi troppo tardi”.
5. Mercati del carbonio – Non sono stati affrontati i problemi di credibilità.
I mercati del carbonio possono aiutare a ridurre le emissioni in modo più conveniente, offrendo ricompense finanziarie per i progetti che riducono i gas serra. Nonostante il loro potenziale, questi mercati hanno incontrato problemi di credibilità. Richiedono forti tutele per l’ambiente e i diritti umani.
I negoziatori hanno cercato di stabilire una supervisione più chiara per i mercati del credito e di definire i metodi di contabilizzazione per i vari tipi di credito con l’avvio di un sistema centrale. Purtroppo non è stato raggiunto alcun consenso, lasciando irrisolte le questioni critiche sulla permanenza delle riduzioni richieste. La necessità di affrontare questi problemi persisterà fino alla COP29, presentando un risultato deludente per coloro che si sforzano di creare mercati del carbonio solidi e affidabili.
I responsabili politici e le aziende hanno ancora la possibilità di ravvivare le speranze di tutti noi, mettendo le persone al centro dei loro impegni.
Ci auguriamo di non ripetere più l’immagine di una sedia vuota alla COP del prossimo anno.