FAIRTRADE RISPONDE AL SERVIZIO DI RAI 3 “CIOCCOLATO AMARO” SUL CACAO DALLA COSTA D’AVORIO

Il 23 ottobre Rai 3 ha trasmesso un servizio televisivo che solleva accuse di lavoro minorile, problemi ambientali e violazioni dei requisiti di tracciabilità nelle cooperative Fairtrade della Costa D’Avorio. Fairtrade ha preso in considerazione questa situazione in modo molto serio.

Il giornalismo che sottolinea le sfide affrontate dai contadini e lavoratori, inclusi i bambini e i ragazzi, nelle catene di fornitura globali è il benvenuto per Fairtrade. Fairtrade è stato costituito per supportare le comunità marginalizzate e deboli, per rafforzare la loro posizione nel commercio globale, per superare la povertà, l’ineguaglianza e le difficoltà economiche.

Le cooperative citate da Report

Una delle due cooperative menzionate nel programma è stata certificata Fairtrade nel maggio  2017 e questo significa che è obbligata a rispettare gli standard economici, sociali e ambientali di Fairtrade. Fairtrade sta indagando rispetto ai casi denunciati nel servizio.
L’altra cooperativa è stata decertificata dal Sistema Fairtrade nel gennaio 2017. Le aziende che comprano da questa cooperative sono state informate del fatto che alla cooperativa non è più permesso di vendere a condizioni Fairtrade. Se Fairtrade viene a conoscenza di un uso non autorizzato del Marchio, può intraprendere azioni legali nei suoi confronti.

Fairtrade e il lavoro minorile

Gli Standard Fairtrade proibiscono in maniera assoluta il lavoro minorile come viene definito dalle Convenzioni dell’Organizzazione internazionale del lavoro (ILO) sullo sfruttamento del lavoro minorile (C182) e sull’età minima (C138). Questi sono requisiti di entrata e ciò significa che un’organizzazione che non li rispetta non può essere certificata Fairtrade.
Fairtrade International riconosce la distinzione dell’ILO tra manodopera minorile e lavoro minorile. In quest’ottica, non tutto il lavoro svolto dai bambini può essere classificato come manodopera infantile. All’interno della famiglia e delle aziende più piccole, un bambino può svolgere lavori leggeri (ad esempio, un lavoro che non minacci la sua salute e sicurezza, ostacoli la sua educazione o che costituisca un orientamento o un corso di formazione al lavoro) purché questo sia in linea con gli Standard Fairtrade in relazione al lavoro infantile, ovvero che i bambini non maneggino sostanze pericolose, chimiche o che eseguano compiti fisicamente pericolosi, che il lavoro non interferisca con la loro educazione o il loro benessere fisico, emotivo o psicologico e che siano controllati da un membro della famiglia o da una persona che li sorveglia.
Per ulteriori informazioni:
https://www.fairtrade.net/fileadmin/user_upload/content/2009/programmes/2015-fairtrade-child-forced-labor-guidelines.pdf

Fairtrade e il problema della deforestazione

Gli Standard Fairtrade includono anche requisiti restrittivi per evitare la deforestazione che devono essere seguiti dall’inizio della certificazione. I produttori Fairtrade devono evitare di avere impatti negativi sulle aree protette per legge e sulle aree di alto valore conservativo per la comunità locale e sono incoraggiati a proteggere la biodiversità in quelle aree permettendo la rigenerazione della vegetazione naturale. È obbligatorio che rispettino le leggi nazionali.
Per maggiori informazioni sugli Standard Fairtrade per i piccoli produttori: https://www.fairtrade.net/fileadmin/user_upload/content/2009/standards/documents/generic-standards/SPO_EN.pdf

Cacao Fairtrade e cacao non Fairtrade

Prima che la cooperativa venda il suo cacao per la trasformazione, deve essere obbligatoriamente separato da cacao non Fairtrade per tutto il tempo necessario. Ad esempio, quando il cacao viene raccolto, conservato e trasportato. Questo procedimento è controllato in modo regolare. Ogni mescolazione con cacao non Fairtrade prima dello stadio di lavorazione sarebbe una violazione degli Standard Fairtrade e porterebbe a sanzioni.

Fairtrade è un organismo di certificazione indipendente

Fairtrade gestisce un rigoroso, indipendente Sistema di certificazione in linea con le migliori pratiche di certificazione. Il rispetto degli Standard Fairtrade è monitorato da FLOCERT, un ente indipendente che certifica gli operatori del Sistema Fairtrade. FLOCERT conduce regolari controlli, incluse dettagliate ispezioni sul posto, nelle piantagioni, tra le piante e negli uffici, controlli documentali e di tipo amministrativo e interviste riservate e confidenziali con i membri dello staff a tutti i livelli. I controlli possono essere annunciati o a sorpresa.
Anche se la certificazione è un importante strumento per il controllo richiesto dagli Standard, nessun Sistema di certificazione può garantire il 100 per cento del rispetto dei criteri. FLOCERT sospenderà o decertificherà una organizzazione di produttori dove i criteri più importanti siano stati violati. Fairtrade lavora anche con i produttori per supportarli nell’affrontare i problemi e dare loro l’opportunità di migliorare nel tempo.
FLOCERT ha una procedura formale di segnalazione delle non conformità attraverso la quale chiunque può segnalare le violazioni degli Standard Fairtrade. Noi vorremmo incoraggiare i giornalisti ad usarla per condividere ogni prova, specialmente riguardo ai produttori certificati Fairtrade in Costa D’Avorio, in modo che il certificatore indipendente possa fare ulteriori indagini: https://www.flocert.net/about-flocert/vision-values/quality-and-appeals/.

Fairtrade in situazioni a rischio

Fairtrade lavora in molte situazioni a rischio perché crediamo che siano quelle in cui quello che facciamo è più necessario. Siamo impegnati a continuare, per rafforzare le comunità di contadini dell’Africa Occidentale, in modo che essi stessi possano guidare il proprio cammino in direzione di un livello di vita sostenibile.
Alleghiamo alcune domande con le risposte di Fairtrade che sono emerse a seguito del servizio

Costa D’Avorio: qual è la situazione del cacao Fairtrade?

Solo l’1,2% del cacao commercializzato a livello mondiale è venduto a condizioni Fairtrade.
Nel mondo Fairtrade lavora con 196.000 piccoli produttori di cacao, di cui circa 32.500 sono in Costa D’Avorio. Grazie a Fairtrade solo nel 2015 questi produttori hanno ricevuto 9 milioni di euro di Fairtrade Premium che è servito in attività volte al rafforzamento delle comunità. Solo se ci saranno organizzazioni più resilienti e con più capacità di far valere il proprio lavoro nelle trattative commerciali, sarà possibile assicurare maggiori diritti ai lavoratori del settore e nel lungo periodo potranno trovare delle soluzioni per situazioni come il lavoro minorile, così profondamente radicate nella cultura, nella mentalità e nelle abitudini del Paese.
Il lavoro minorile è una delle conseguenze della povertà e quello che cerca di fare Fairtrade è lavorare sulle cause che contribuiscono a questa situazione.
Il 90% del cacao mondiale è coltivato da circa 5-6 milioni di piccoli contadini. La Costa D’Avorio è uno dei principali paesi produttori ma molti contadini qui vivono con meno di 1$ al giorno.
Ad oggi in media i coltivatori di cacao ricevono circa il 6% del prezzo pagato per il cioccolato pagato nei paesi di consumo, rispetto al 16% degli anni ‘80.

Come si finanzia il Sistema internazionale Fairtrade?

Il Sistema internazionale di certificazione si finanzia principalmente attraverso i costi di licenza e i donatori istituzionali.
Le aziende pagano una licenza per l’Utilizzo del Marchio FAIRTRADE su ogni prodotto certificato Fairtrade. Tale licenza è raccolta dall’Organizzazione Nazionale Fairtrade (es. Fairtrade Italia) che corrisponde una quota a Fairtrade International per coprire le spese per l’elaborazione degli Standard e tutti i servizi globali, e per i Network dei produttori agricoli per programmi e supporto alle organizzazioni.
In aggiunta Fairtrade accetta donazioni da partner, ad esempio agenzie per lo sviluppo governative, per portare avanti programmi per i produttori Fairtrade. La lista delle organizzazioni Partner di Fairtrade  da cui Fairtrade ha ricevuto finanziamenti disponibile sul nostro sito.
C’è inoltre un costo annuale pagato da produttori e aziende a FLOCERT per coprire i costi di certificazione come lo svolgimento degli audit.
Il bilancio integrale con le entrate e le uscite è disponibile sull’ultimo Report di Fairtrade International: https://annualreport16-17.fairtrade.net/en/financials/

Chi governa il Sistema internazionale Fairtrade?

Il Sistema internazionale Fairtrade è gestito dall’Assemblea Generale e dal consiglio dei direttori. L’assemblea generale si incontra annualmente per prendere le decisioni, approvare il bilancio annuale e ratificare il nuovo consiglio dei direttori. I membri sono per il 50% rappresentanti dei network dei produttori e per il 50% Organizzazioni nazionali di Marchio. Ci sono anche assemblee annuali di ciascuna iniziativa Nazionale Fairtrade e dei tre network dei produttori.
Il consiglio dei direttori è il principale organo decisionale di Fairtrade International perché sovrintende la strategia di Fairtrade e mette a punto i prezzi minimi Fairtrade, il premio e gli standard. Il Consiglio è eletto dall’assemblea generale e include 4 membri nominati dai Network dei produttori, 4 nominati dalle iniziative nazionali Fairtrade e tre membri indipendenti del consiglio.
Per ulteriori informazioni: https://www.fairtrade.net/about-fairtrade/fairtrade-system/board-members-general-assembly.html

Le grandi aziende hanno un ruolo all’interno di Fairtrade?

Anche se Fairtrade è orgogliosa di essere un importante partner di sostenibilità per le aziende e lavora con loro per rendere più equo il commercio, il cuore del nostro lavoro è l’empowerment dei contadini e dei lavoratori, in modo che abbiano un maggior controllo sulle loro vite e possano guidare il loro personale percorso di sviluppo. Le aziende non sono rappresentate nell’Assemblea generale di Fairtrade o nel consiglio di amministrazione e di conseguenza non prendono parte ai processi decisionali. Le aziende come altri stakeholder sono invitate a partecipare a consultazioni pubbliche quando gli standard sono in fase di sviluppo. I Fairtrade Standard sono messi a punto seguendo l’ISEAL Code of Good Practice on Standard Setting.
Questo processo implica la consultazione con gli stakeholders, inclusi produttori, aziende di trasformazione, distributori, le figure chiave dello staff di Fairtrade International, le organizzazioni dei membri e FLOCERT. Le decisioni sugli standard Fairtrade sono prese dal Comitato per lo sviluppo degli Standard di Fairtrade International, un Comitato eletto dal Consiglio di amministrazione di Fairtrade International che include i rappresentanti dei produttori.

Che cosa dice lo Standard per i piccoli produttori in merito alle nuove cooperative e ai loro percorsi di implementazione?

Lo Standard per i piccoli produttori spiega nel dettaglio chiaramente quali requisiti sono fondamentali e quali devono essere implementati all’inizio della certificazione. Inoltre, delinea i requisiti di sviluppo che devono essere ottemperati in seguito alla certificazione. I requisiti come il divieto assoluto di lavoro minorile, come definito dalle Convenzioni dell’International Labour Organization (ILO) sulle peggiori forme di lavoro minorile (C182) e l’età minima (C138) sono requisiti di entrata.
Ciò significa che l’organizzazione che non li rispetta non può essere certificata Fairtrade. Lo Standard per i piccoli produttori include anche requisiti stringenti per la protezione della biodiversità e le aree protette che devono essere rispettati dall’inizio della certificazione.
I produttori Fairtrade non devono avere impatto negativo sulle aree legalmente protette e sulle aree ad alto valore di preservazione scelte dalle comunità locali e sono incoraggiate ad accrescere la biodiversità in quelle aree, permettendo la rigenerazione della vegetazione naturale. È obbligatorio il rispetto delle leggi nazionali.
Per maggiori dettagli sugli Standard per le organizzazioni di piccoli produttori: https://www.fairtrade.net/fileadmin/user_upload/content/2009/standards/documents/generic-standards/SPO_EN.pdf

È permesso l’utilizzo di magazzini nelle aree forestali?

No, se significa che devono essere tagliati gli alberi in un’area protetta dalla legge o in un’area ad alto valore di conservazione.

Che tipo di lavoro minorile è permesso o non permesso sotto i 15 anni, in accordo agli standard Fairtrade?

Fairtrade International riconosce la distinzione dell’ILO tra manodopera minorile e lavoro minorile. In quest’ottica, non tutto il lavoro svolto dai bambini può essere classificato come manodopera infantile. È accettabile che i bambini possano svolgere del lavoro che non comprometta la loro salute e il loro personale sviluppo o interferisca con il diritto allo studio e che possa avere un impatto positivo sul loro sviluppo. Attività come l’aiuto dei genitori in casa o nei campi, svolte alla presenza di un adulto al di fuori dell’orario scolastico o durante le vacanze e che non causino sfruttamento o che non siano svolte in maniera clandestina non vengono considerate come sfruttamento della manodopera infantile.
Queste attività circoscritte a situazioni note, forniscono ai bambini competenze ed esperienza e li aiutano a diventare membri attivi della società nell’età adulta. Tuttavia, all’interno della famiglia e delle aziende più piccole, un bambino può svolgere lavori leggeri (ad esempio, un lavoro che non minacci la sua salute e sicurezza, ostacoli la sua educazione o che costituisca un orientamento o un corso di formazione per il lavoro) purché questo sia in linea con gli Standard Fairtrade in relazione al lavoro infantile, ovvero che i bambini non maneggino sostanze pericolose, chimiche o che eseguano compiti fisicamente pericolosi, che il lavoro non interferisca con la loro educazione o il loro benessere fisico, emotivo o psicologico e che siano controllati da un membro della famiglia o da una persona che li sorveglia.
Per ulteriori informazioni: https://www.fairtrade.net/fileadmin/user_upload/content/2009/programmes/2015-fairtrade-child-forced-labor-guidelines.pdf

Fairtrade e la tracciabilità

La maggior parte dei prodotti Fairtrade è tracciabile fisicamente. Ciò significa che lungo tutta la filiera dal campo fino allo scaffale del negozio i prodotti Fairtrade sono tenuti separati dai prodotti non Fairtrade.
Tuttavia, nel caso del cacao, lo zucchero, il tè e il succo d’arancia è molto difficile avere una tracciabilità ad ogni passaggio della filiera. Questo succede perché i produttori sono organizzati per lo più in strutture piccole che non dispongono degli impianti che si occupano della lavorazione del prodotto dopo il raccolto. Così il raccolto viene conferito a delle strutture esterne alle organizzazioni (centri di raccolta o altro) e mischiato assieme a quello degli altri produttori locali, e a questo punto avvengono determinati processi produttivi (ad es. la fermentazione nel caso del cacao). Bloccare la lavorazione a questo stadio per isolare i volumi Fairtrade, che sono molto piccoli, avrebbe un costo che porterebbe i prodotti fuori mercato.
Affinché i produttori abbiano accesso al mercato dei consumatori che scelgono di sostenere le organizzazioni certificate, Fairtrade (come altri operatori del settore) permette un sistema che si chiama “bilancio di massa” o “mass balance”. Il prodotto Fairtrade può essere mischiato al prodotto non Fairtrade durante la lavorazione, tuttavia lungo la filiera vengono controllati gli esatti quantitativi di materia prima venduti a termini Fairtrade.
Questo processo assicura che i quantitativi di ingrediente contenuti nel prodotto finale corrispondano ai quantitativi usciti dalle organizzazioni dei produttori e in base a questo ai produttori è assicurato il Premio Fairtrade corrispondente. Vista la situazione di povertà in cui lavorano molte organizzazioni Fairtrade, e l’urgenza di assicurare loro migliori condizioni commerciali, questa è una soluzione pratica che consente alle aziende di collaborare comunque con Fairtrade perché altrimenti le organizzazioni non avrebbero sbocchi commerciali.
Sulle confezioni dei prodotti sono presenti comunicazioni differenti nel caso di prodotti tracciabili fisicamente o documentalmente. Quando possibile, Fairtrade spinge le aziende ad utilizzare la tracciabilità fisica.

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